Titolo: Ali di Piombo
Autore: Gabriele Orsi
Casa Editrice: Armando Curcio Editore
Genere: Romanzo di Formazione
Pagine: 349
Gabriele Orsi, classe 1991, si è laureato in Lettere Classiche all’università “La Sapienza” di Roma con una tesi in letteratura greca. Sin da giovanissimo si appassiona alla letteratura, ma solo con la fine del liceo e l’inizio degli studi universitari nasce in lui il desiderio di scrivere un romanzo che abbia come protagonista un giovane ragazzo in bilico tra l’adolescenza e il mondo degli adulti. Prima di dedicarsi ad “Ali di Piombo”, suo primo romanzo , ha riempito innumerevoli quaderni di pensieri e trame di storie che ha poi riposto nel cassetto nella speranza, chissà, di rimettervi mano in futuro. Attualmente vive a Roma, dove prosegue gli studi di Filologia moderna.
Trama:
Sullo sfondo di una Roma mondana e disinibita si muove la storia di Mattia, un giovane universitario annoiato e con poca voglia di studiare. Tra feste in maschera e pericolose giostre alcoliche, sempre alla ricerca di una ragazza disponibile a terminare in bellezza una serata, la sregolata vita di Mattia prosegue senza intoppi. Ma le cose, si sa, possono mutare all’improvviso: in seguito a una rissa finita male, Mattia si vede costretto a intraprendere un rapporto non facile con Lara, una ragazza affetta da disturbi alimentari che con i suoi segreti e le sue verità lo porterà a fare i conti, oltre che con la malattia di lei, anche con se stesso. Dolore, delusioni, amore, l’incontro con “l’altro” diverso da noi: “Ali di piombo” è un romanzo che racconta con ironia le incertezze e le paure di una generazione alle prese con una realtà percepita sempre più distante ma allo stesso tempo inspiegabilmente difficile da lasciarsi alle spalle.
“La musa cattiva si nutre del tuo desiderio di morte ma non della morte in sé. Le muse, quelle vere, sono esseri buoni e misericordiosi. Ti ubriacano col loro canto e i miasmi della loro poesia malinconica. Le muse non sono fatte per uccidere. Così, per mettere fine a questo tormento, mi sono tolta la vita”.
“E se non conosci le parole poco importa, nessuno sta lì a giudicarti, ciò che conta è stringersi tutti attorno all’inno spensierato della nostra gioventù per salvare almeno il salvabile, quello che resta del mondo spregevole che vive fuori di qui. Come dire: voi politici siete tutti dei ladri? Voi terroristi attenterete alla nostra libertà? Il sistema è malato? Bene, ecco la nostra rivoluzione, la nostra politica di vita.”
“Le sbronze rappresentano per me un’illuminazione: fanno luce su problemi che non sapevo di avere”.
“Le sbronze, soprattutto quelle da gin e da vodka, meno violente di quelle da vino, ti consentono di scandagliare la tua esistenza con spirito critico e imparziale, come se sfogliassi da estraneo le pagine della tua vita.”
“Il pensiero di stare senza di lei mi deprimeva. Volevo godere ancora per un po’ del suo amore. È bello essere amati e fregarsene di chi ti ama. Si passa tutto il giorno a ridere.”
“Non ho avuto tante donne nella mia breve vita: l’amore, per me, andava e veniva. Per questo non l’ho mai preso tanto sul serio. Era come lanciare una nocciolina in aria e cercare di prenderla con la bocca: se centravo il bersaglio, bene, altrimenti avrei comunque potuto lanciarne un’altra e ritentare. Oppure no. Ecco, l’amore per me era una Manciata di noccioline. Hanno tutte lo stesso sapore, ma era sempre una bella scarica di adrenalina riuscire a prenderne una per aria.”
“Fu triste vederla andare via senza percepire da parte sua il minimo dispiacere di avermi perso”.
“Fare l’amore è bello perché ti sembra di correre per l’eternità, fino all’infinito, senza sentire fatica, i corpi avviticchiati l’uno sopra l’altro, tra gli odori e le risate di entrambi, poi tagliare il traguardo, trionfante, esultare e voler correre ancora… e una volta finita questa corsa quanto è seccante dover tornare indietro!”.
“M’innamorai della musica, ma solo perché la musica sostituisce le parole, parla al posto tuo e ti risparmia un sacco di fatica.”
“Si dice che se non si utilizza un qualcosa per più di tre anni, allora è il momento di farsene una ragiona e buttarla via. Ma credo che questa regola non valga per le persone. Quelle se ne vanno per molto meno.”
“Sentirmi desiderato da Bianca mi piaceva. Le attenzioni che aveva verso di me, quel modo così ingenuo di tenermi nascosto dentro al suo cuore, mi riempivano di orgoglio.”
“Un numero sotto la foto registrava gli apprezzamenti. La foto di Bianca aveva guadagnato la bellezza di 141 <Mi piace> . Proprio lì, ragionai fissando quella cifra, nel numero risultante dai doppi tap, si annidavano i pensieri impuri, le mezze verità e i segreti, le alleanze e i tradimenti, le aspirazioni, un desiderio recondito . Quel numero è un canale di comunicazione privilegiato, criptato e quasi esoterico; un numero che, lasciato crescere o decrescere per due o tre giorni, potrà infine essere interrogato per fare chiarezza, a dispetto della tanta differenza che ci circonda. ”.
“Siamo tutti bravi a sentirci dalla parte del giusto quando sono gli altri a farci del male.”
“La mia malattia, come la chiama lei, è solo un modo per tenermi sotto controllo. È questa la verità. Perché la mamma odia non avere potere su ciò che la circonda e sulla vita in generale.”
“Quel pomeriggio mi accorsi che papà non era una disgrazia piombata per una sfortunata congiunzione astrale nelle nostre vite, lui era solo diverso dagli altri papà che avevo conosciuto.”
“Forse fui la prima a regalargli la soddisfazione di vedersi riconosciuti gli sforzi di un duro lavoro. Fui orgogliosa di lui, anche perché aveva scelto me per testare il suo simulatore di volo fai-da-te , nessun altro. Non la mamma, non la zia. Me. Allora ripensai a quando la mamma alzava la voce con lui. In fondo che faceva di così tanto grave? S’era solo ritagliato il suo spazio di felicità. La mamma si sbagliava. Papà aveva creato qualcosa di straordinario, e lo aveva condiviso solo con me”.
“La magrezza è ricerca della perfezione.”
“Aveva trasformato l’amore in un anticamera del dolore. L’amore, un sentimento figlio del tempo, altro non era che una bomba a orologeria pronta a esplodere da un momento all’altro.”
“Capisci che sentirsi sbagliati è solo un modo di vedere le cose.”
“Credono che il fidanzamento equivalga a un sigillo di proprietà. Sei mia, sei mia, continuava a ripetermi. E vi dico la verità, all’inizio mi piaceva sentirmi di qualcuno. Poi ho scoperto che essere donna è il vantaggio più grande che dio possa concedere a un essere umano.”
“So chi sono, ma non da dove vengo. Il mio nome, a volte, mi suona male. Specialmente quando sono gli altri a pronunciarlo.”
“Ho paura di non essere più meritevole del paradiso, e che finirò per bruciare all’inferno. Dicono che le risate più grandi se le fanno all’inferno. In paradiso, invece, non si ride. Ma io non ci credo. E a dirla tutta non mi interessa. Il dolore del corpo mi fa venire i brividi. L’idea che prima di morire dovrò soffrire. Si può morire senza soffrire? Un morsetto, come la puntura di un’ape, e si finisce di esistere. Sarebbe bello andarmene così. Anche perché non è giusto scontare con il corpo i peccati dell’anima”.
“Ha presenta quando la pioggia scorre sui lati della strada trascinando via con sé tutto l’accumulo di sporcizia? Ecco, uguale. Il vomito è la pioggia. L’accumulo di sporcizia sono io. Mi viene voglia di vomitare ancora.”
“Scrivo di notte perché il buio mi tiene nascosta. L’oscurità, coi suoi mostri, la sua doppiezza, le sue menzogne e l’ipocrisia maligna, riesce a darmi quella sicurezza che la luce del giorno smentirebbe all’istante. So, infatti, che non verrò mai tradita dalle ombre perché il posto più sicuro deve custodire un segreto è tra le mani di un bugiardo.”
“ Io credo, ma parlo del mio punti di vista, che la costanza e la coerenza delle persone vada ricompensata con qualcosa di più che semplici parole. Il fatto è che abbiamo perso il senso dell’altro, non ammettiamo, in questo mondo, altri che noi stessi. È per questo che oggi certa gente si appassiona a valori come la sconfitta e la delusione, perché sono cose che, dicono, fortificano.”
“Declama con un poetico luccichio negli occhi frasi struggenti strappate con forza a poeti illustri, cercando in tutti i modi di sconfiggere un dolore con altro dolore. E in pochi si accorgono che bastava allungare la mano per afferrare una fetta in più di serenità. Ma anche quando se ne accorge la lascia lì comunque perché è convinta , quella gente, che soffrire la renda desiderabile e, diciamolo, invidiabile. Se si potesse invertire questa stupida convinzione! Le persone fortificano, non il dolore in sé.”
“Chissà dov’è andata a finire la voglia di sorprendere. Abbiamo preferito ripararci dietro le quinte piuttosto che osare buttarci su un palcoscenico da quattro soldi.”
“La nostra anima ha preso la forma di quello che ci hanno voluto far credere. È stata spremuta e filtrata e ora ne è rimasto solo un surrogato liquido, plasmatico, che si adatta a qualsiasi superficie. L’abbiamo lasciata marcire, abbiamo permesso a un mostro antropomorfo di crescere dentro di noi e alimentarsi di tutti i falsi miti, gli dei morti e gli eroi, gli eroi! E di sentimenti vuoti fino a farci soggiogare. Abbiamo creduto di farla addirittura parlare, l’anima. Immaginare di dare voce alla parte più intima di noi… sciocchi! Con che risultato, poi? Ci siamo rifugiati nell’amore. Non ci rimane altro che quello. Ne parlano tutti. Se non scrivi d’amore ormai nessuno ti dà più ascolto. E per di più, un amore marcio, falso, nella sua versione più cedevole e patetica. Ah! Ci sono cascato anche io, io! Ho amato e adesso non riesco a fare a meno di amare”.
“Non abbiamo alcun senso, qui, adesso, io e te. I tuoi occhi luccicano di un amore vano e di speranze irrealizzabili. I miei, invece, hanno smesso di vederci da un pezzo. “
“la fantasia è un’altra bella invenzione. Prima ti chiudono dentro un recinto, te lo abbelliscono con fiori, musei e attrazioni varie. Poi ti fanno credere che tutto quello che sta fuori non esiste, che puoi solo inventarlo, coperto com’è dalla coltre villosa del buonsenso. Ecco a cosa serve la fantasia. A tenerti buono buono nel tuo recinto! E me ne sono accorto troppo tardi.”
“Dalla libreria di una persona si possono capire molte cose.”
“La mamma, lei che leggeva libri e quindi ne sapeva parecchio più di me, mi ha spiegato che la realtà è composta da tanti puntini e che per comprenderla dovremmo unirli tutti, dal primo all’ultimo, dal primo all’ultimo, senza sapere nemmeno da quale cominciare.”
“C’è un lato oscuro nel cuore di chiunque. Nessuno se ne interessa più. Forse perché il buio ci fa paura. Ma non vedo differenza tra una luce accecante e la più totale oscurità. Il risultato, tanto, è sempre lo steso. Non vedremo comunque. Perciò credetemi: tra le ombre troveremo la nostra salvezza.”
“Conclusione: se hai rapito più volte il cuore della stessa donna, non t’illudere: è stata lei a volerlo. Semmai sarà lei a stufarsi di te, e non potrai farci niente.”
“È un motivo costante nella letteratura di tutti i tempi, dalle tragedie greche fino ad oggi. La conoscenza si acquisisce tramite l’esperienza del dolore”.
“Non dissi altro. Dirle che parlare con lei era la cosa più bella che mi era capitata nelle ultime settimane mi parve troppo banale per i suoi gusti così sofisticati”.
“Sei schiavo di te stesso, della tua appartenenza. Non credi di meritare quello che hai, vivi il benessere che ti circonda come una maledizione. E allora lasci che il tutto scorra via come se la tua vita fosse di pertinenza di qualcun altro. Pensi che io me lo meriti? Questo, intendo, la mia malattia, come la chiamano loro. Ma la verità è che sono stata così ingrata con me e con la mamma… mi punisco per questo. Mi punisco per questo e altro in una giostra perenne, che non si fermerà mai. Il tuo e il mio tempo non scorre in avanti: è un cerchio. Noi seguiamo e ci ripetiamo ogni giorno, ogni giorno… non siamo in grado di guardarci indietro perché alle spalle non c’è un bel niente! È questo il motivo per cui nessuno è più in grado di imparare da se stesso. Il nostro passato non è mai passato perché è sempre fianco a noi. Finché non usciremo da questo cerchio non cambierà mai niente, noi continueremo sempre a girare, girare, girare…”
“E la malattia sarei io? Ci sono malattie peggiori. Sono quelle che non presentano sintomi, quelle che coviamo dentro e ci logorano dall’interno. La mia malattia non è la magrezza. È questo che la gente si ostina a non capire. La magrezza è la conseguenza di tutto ciò che non riesco a tirate fuori.”
“Tutto di lei era un segreto ma provai piacere nel constatare che lentamente mi stava lasciando entrare nella sua vita, anche se non capivo bene il motivo per cui mi fossi guadagnato tale privilegio.”
“ <Segreto> è una parola che mi ha insegnato la mamma. dice che custodire uno e tenere per sé la chiave è come apparecchiare una tavola per dieci e mangiarci da solo. Sono i segreti a mantenere vivi i rapporti tra le persone, mi dice. Il resto è solo di facciata. Un segreto rende complici. E da quel momento, tu e quella persona, sarete legati per sempre. O almeno fino al momento in cui uno dei due non decide di gettare via la chiave. Così mi ha detto.”
“Appena sei entrato mi hai fatto una bella domanda. Mi hai chiesto come sto. Nessuno me lo chiede mai, o se lo fanno è solo per la predisposizione umana alla convivenza civile. Per convenzione, insomma. Ma è una domanda che se fatta con intenzione è incoraggiante.”
“Ali di piombo” edito da Armando Curcio Editore, è il romanzo d’esordio del giovane Gabriele Orsi, classe 1991.
Un romanzo di formazione che affronta tematiche scottanti sull’universo giovanile. Un racconto pieno di sentimento e di speranza. Il protagonista è Mattia, giovane universitario romano che vive una vita monotona e dedita alle sregolatezze, alla quale non riesce ancora a dare un senso, intrappolato com’è tra le amicizie dedite a feste, alcool e sesso, e una madre pressante .
L’intera esistenza di Mattia cambia nel momento in cui si rende protagonista di una rissa e, dolorante, comincia a guardare il mondo che lo circonda con occhi differenti, grondanti di paura e incertezza.
Le figure femminili attorno alle quali ruota “Ali di Piombo” sono: Bianca, femme fatale di turno, sana portatrice di guai e dedita all’avventura e Lara, ragazza a dir poco problematica che soffre di anoressia. Avvolta da un alone di mistero che rende la sua figura fin troppo affascinante da poterle resistere e soprattutto diversa. Così tremendamente diversa dal mondo di sregolatezza dal quale proviene Mattia, da riuscire a fare la differenza, da portarlo a crescere e maturare.
All’interno del romanzo vengono trattati argomenti delicati quali l’abuso di alcool e droghe ,i disturbi alimentari, la pressione che esercita la famiglia e la società. Il lettore si ritrova così costretto a fare i conti con se stesso, dovendo rispondere a quell’immagine distorta, riflessa dai mille specchi che si incontrano durante il cammino. C’è spazio anche per la famiglia e per tutti quegli ostacoli che spesso si frappongono tra noi e le persone che amiamo. I personaggi che popolano le pagine di “Ali di Piombo” sono capaci di mettere in scena una storia dai lineamenti tanto ruvidi quanto toccanti.
Il protagonista di “Ali di Piombo”, Mattia, racconta di una gioventù, quella del ventunesimo secolo, che sta andando alla deriva. La parola d’ordine è indecisione cronica, quella che affligge la maggior parte dei ragazzi che dopo aver concluso gli studi, superiori o universitari, trovano serie difficoltà a trovare il loro posto all’interno della società, ancora di più se si vive in una grande realtà sociale quale l’affasciante e mondana Roma che risulta al tempo stesso crudele ingannatrice.
“Ali di piombo” vi accompagnerà in un viaggio alla scoperta di voi stessi, delle vostre possibilità e dei vostri limiti, con lo scopo di rendere un po’ più chiare le dinamiche della convivenza civile all’interno della società.
Lara, personaggio principale all’interno del romanzo, è colei che soffre di anoressia. La sua malattia è il risultato di anni di incomprensioni e traumi mai guariti quale la morte del padre e la costante presenza assillante della madre che più e più volte rimarca il proprio possesso sulla figlia, allontanandola dai “pericoli”, in un contesto dove “pericoloso” è considerato tutto ciò che potrebbe far acquisire alla figlia un po’ di libertà. In questa categoria, rientra senza alcun dubbio Mattia.
Lara, così fragile eppure così forte. Alle volte sembra quasi stia cercando protezione, altre, spiazza tutti con la sua fame di vita. Lei non vuole che l’anoressia la definisca. Lei non è la sua malattia ma la sua malattia è lei e tutto ciò che di marcio c’è nella sua vita.
Come spiega più volte, la stessa protagonista, la sua malattia è voluta. Lei non considera l’anoressia di cui soffre, una vera e propria malattia, la considera più che altro uno stile di vita. Pur essendo consapevole dei rischi a cui va incontro con questo suo bizzarro e incomprensibile stile di vita, lei non riesce a rinunciarci poiché la ricerca del “peso perfetto” e della bellezza, non sono fini a se stessi ma equivalgono a tutte le paure che non ha mai affrontato e che la divorano portandola ad un passo dalla morte, unico modo per espiare tutte le sue colpe nei confronti della madre e del mondo intero. L’anoressia rappresenta per Lara l’unico spiraglio di libertà. La madre onnipresente, riesce a controllare tutto ma l’unica cosa che non riesce proprio a controllare, è la malattia di sua figlia, motivo per cui Lara non riesce a guarire.
Lara è diversa, non per via della sua malattia ma poiché non riesce a condividere lo stile di vita intrapreso dai suoi coetanei.
Quando i due protagonisti, Mattia e Lara, si incontrano, come nelle favole più sdolcinate, lui vorrebbe salvarla da ciò che la sta portando alla morte ma in un epilogo sorprendente i ruoli si rovesciano: non è più lei che ha bisogno di essere salvata ma lui. Lui che dava tutto per scontato, nel suo piccolo mondo ristretto e convenzionale. E l’insegnamento che ne trarrà sarà più grande e importante di quanto avrebbe mai potuto immaginare.
Nonostante un inizio forse un po’ tirato e decisamente poco convenzionale, “Ali di piombo” risulta scorrevole e piacevole. Durante tutto il romanzo, i momenti di riflessione non mancano.
I pensieri del protagonista incontrano quelli del lettore che si fondono in una dolorosa ma veritiera confessione riguardante un’intera generazione che poteva rimanere nascosta seppur dolorosa.
Mattia si trova ad un bivio. Egli dovrà scegliere se intraprendere la strada più semplice e meno dolorosa: quella dell’indifferenza e dell’indecisione, o quella più difficile: la strada che porterà ad un percorso tutto nuovo dove non dovrà più voltarsi indietro ma solo guardare avanti.
Le ali di piombo a cui allude il titolo, sono le ali di qualcuno che ha paura di volare e che a primo impatto potrebbe sembrare Lara, la nuova conoscenza di Mattia, che porta dentro di sé tanto, forse troppo dolore. Nel corso della lettura del libro, vi renderete conto che in realtà l’unico a detenere il possesso di quelle ali di piombo è proprio Mattia. Un possesso che si manifesta nella sua costante indecisione e paura. Paura di fare qualcosa che lo porti ad un punto di arrivo e non lo lasci lì a percorrere all’infinito il girone dantesco che è diventata la sua vita. Paura di cominciare qualcosa che lui stesso ha scelto, senza essere condizionato da chiunque gli sta intorno. Le sue ali di piombo sono la paura di cambiare. Dopotutto, si sa, cambiare spaventa ma nella maggior parte dei casi, il cambiamento porta a qualcosa di migliore e quasi mai si rimpiange, basta solo avere il coraggio di sbarazzarsi del pesante piombo che ci tiene ancorati a terra poiché il nostro scopo nella vita è volare e prima o poi dovremmo confrontarci con le nostre paure e i nostri scheletri perché seppur questo viaggio spaventi, la vista dall’alto è meravigliosa.
Nel percorso che i due ragazzi intraprenderanno la meta finale sarà diversa da quella che entrambi si aspettano al momento della partenza. Durante le lettura, il loro viaggio diventerà il vostro e vi ritroverete più volte a pensare alle vostre di ali di piombo, perché purtroppo, seppur fa male ammetterlo, nessuno è davvero libero di spiccare il volo e tutti, chi più chi meno, posseggono delle ali ricoperte di piombo.
Ali di piombo mette a nudo le paure di una generazione in bilico fra l’adolescenza e il mondo degli adulti, l’amore e la scoperta dell’altro, il rapporto con la malattia e un percorso di crescita tanto solitario quanto doloroso.
“Ali di Piombo” oltre ad essere un romanzo di formazione e di denuncia alla società, è anche un viaggio nei meandri di Roma, tra i suoi monumenti secolari, locali all’avanguardia e viuzze nascoste che celano i segreti più inconfessabili, in compagnia di personaggi dai tratti talvolta comici talvolta fin troppo “Reali”.
Seppur il romanzo mi sia piaciuto davvero tanto, ammetto che ci sono degli aspetti che non mi hanno del tutto convinta. In primo luogo, non si riesce a definire bene il rapporto fra Mattia e Lara. Questi due ragazzi sono amici? Amanti? Fidanzati? O cosa?
Alle volte Mattia lascia intendere di provare qualcosa di più di una semplice amicizia nei confronti di Lara, altre volte invece è palese che i due non possono essere più che amici. Capisco che proprio perché il romanzo di Gabriele Orsi è una denuncia alle convenzioni, il rapporto tra i due protagonisti non necessita di alcuna etichetta eppure, non ho mai compreso i sentimenti reali che provano l’uno per l’altra.
La maggior parte dei libri di “spessore”, ha un inizio deludente e un epilogo strabiliante. Ali di piombo è un caso a parte. Ho apprezzato l’intero libro che porta alla riflessione ma il finale non mi ha entusiasmata più di tanto. Il lieto fine della storia di Mattia e Lara, seppur essi decidono di intraprendere strade totalmente differenti, mi è sembrato un po’ forzato. Forse proprio per la veridicità dello loro storie, era più sensato offrire un finale meno lieto e forse un po’ più crudele, più reale poiché è vero che la speranza è necessaria per vivere e andare avanti ma come dice John Green: “La vita non è una fabbrica esaudimento desideri”.
Quando Mattia parte per Londra, Lara fa intendere di essere quasi guarita dalla malattia. Un finale sicuramente meritato per la nostra protagonista femminile che dopo aver scandagliato la sua anima, trova finalmente un pò di pace, ma poco realistico poiché, per esperienza, so per certo che di anoressia non si guarisce quasi mai e che sicuramente non basta conoscere un ragazzo per poterne guarire. Sarebbe davvero fantastico se bastasse così poco per superare un malattia tanto feroce e crudele.
Tuttavia, posso affermare che è un esordio niente male quello di Gabriele Orsi che della sua città è riuscito a trarre una storia forte e al tempo stesso delicata che si tramuta in amore universale per la vita stessa.
Ringrazio la casa editrice Armando Curcio per avermi fornito la copia cartacea del libro appena recensito.
Stile: 8/10
Contenuto: 8/10
Piacevolezza: 8/10
Voto complessivo: 8/10.
Buona Lettura!
Consu Tiralongo.